Novità e cosa c’è da sapere sul mondo dell’Osteopatia.

RISCHI E BENEFICI DEL CROSSFIT

Il crossfit è una disciplina fondata negli USA intorno agli anni 70 ed ha avuto un grande aumento di popolarità negli ultimi anni.

Autori quali Meyer, Morrison e Zuniga hanno effettuato una revisione sistematica di vari studi presenti in letteratura per valutare i benefici ed i rischi che tale disciplina può comportare.

Sono stati analizzati nello specifico 13 studi per un totale di 2326 partecipanti e quello che è emerso è sicuramente che i candidati ideali allo svolgimento del crossfit sono gli adulti che cercano un’attività ad alta intensità con un’importante varietà di esercizi.

Inoltre il crossfit è comparabile con altri programmi di esercizi ad altà intensità sia in termini di infortuni sia in termini di benessere fisico. Infatti il crossfit migliora vari parametri quali ad esempio:

  • VO2 massima (massimo volume di ossigeno consumato per minuto)
  • Rinforzo muscolare
  • Durata della performance muscolare
  • Aumento della massa muscolare

La percentuale di infortuni durante lo svolgimento del crossfit si attesta attorno al 19,4% e le articolazioni maggiormente colpite sono:

  • Spalla
  • Colonna vertebrale (soprattutto la parte lombare)
  • Gomito
  • Polso

Se l’attività viene svolta in presenza di un allenatore il crossfit risulta essere sicuro; qualora ci siano stati degli infortuni pregressi aumenta la probabilità di reinfortunarsi, così come mediante l’utilizzo di un “extreme conditioning program”.

E’ fondamentale   inoltre aumentare l’intensità dello sforzo in maniera graduale.

L’osteopata può aiutare chi effettua crossfit con delle manipolazioni mirate al rachide ed agli arti sia inferiori che superiori per ridurre le disfunzioni articolari che vengono a crearsi durante l’allenamento, oltre alla manipolazione dei tessuti miofasciali che vengono molto stressati durante questo tipo di attività sportiva.

 

 

Meyer, J., Morrison, J., & Zuniga, J. (2017). The Benefits and Risks of CrossFit: A Systematic Review. Workplace Health and Safety. https://doi.org/10.1177/2165079916685568

 

Perchè quando sono stressato ho male alla pancia?

Questa è una delle classiche domande che il paziente mi pone in studio e viceversa è anche una delle maggiori affermazioni che i pazienti fanno: sono stressato e forse è per questo che ho problemi intestinali / male alla pancia.

 

Perchè ho male alla pancia quando sono stressato?

Lo stress comporta una maggior permeabilità delle pareti intestinali facendo si che i batteri presenti nell’intestino attraversino la barriera epiteliale con conseguente attivazione di una risposta immunitaria da parte della mucosa stessa.

Tale risposta va ad alterare la composizione del microbiota intestinale andando a sovrastimolare l’asse Ipotalamo-Ipofisi-Adrenergico (HPA) con conseguente creazione di un circolo vizioso legato allo stress. Il tutto è conseguentemente mediato dal nervo vago, dal midollo spinale e dalla componente umorale sanguigna.

L’osteopatia può aiutarmi a gestire il mal di pancia da stress?

Il trattamento manipolativo osteopatico (OMT) secondo autori quali Dixon e Fotinos (2019) può essere un ottimo strumento per la modulazione di tale asse grazie al rilascio di ossitocina con conseguenti effetti benefici a livello della pressione sanguigna, frequenza cardiaca e dei disturbi intestinali legati allo stress.

Vi è inoltre evidenza che anche alcuni probiotici siano capaci di ridurre i disordini gastrointestinali su base stressogena quali ad esempio la sindrome del colon irritabile.

Possiamo discuterne insieme, prenota una visita osteopatica in uno dei miei studi a Milano o Segrate.

Dinan, T. G., & Cryan, J. F. (2012). Regulation of the stress response by the gut microbiota: Implications for psychoneuroendocrinology. In Psychoneuroendocrinology. https://doi.org/10.1016/j.psyneuen.2012.03.007

 

“SCROCCHIARSI” DA SOLI LA SCHIENA

Una delle domande che ricevo più spesso dai pazienti è la seguente: “va bene se mi scrocchio da solo la schiena”?

Anni fa si pensava che l’automanipolazione, sia essa a livello vertebrale o più semplicemente a livello delle dita delle mani, portasse nel tempo a processi degenerativi quali l’artrosi; vari studi hanno negato però tale ipotesi. Rimane comunque il fatto che l’automanipolazione non è un qualcosa di specifico in quanto il paziente riesce a “scrocchiare” le vertebre più mobili, ma è improbabile che riesca a mobilizzare il tratto con maggior riduzione di mobilità che necessita quindi dello sblocco, come indicato dalla foto sottostante.

Inoltre studi recenti pongono l’attenzione su un discorso molto più complesso inerente la manipolazione spinale che non riguarda tanto l’aumento della mobilità del tratto manipolato, bensì risposte neurofisiologiche centrali (soprattutto a livello del cervello), risposte del sistema nervoso autonomo, risposte endocrine…

Ma quindi ci si può automanipolare? La risposta è si in quanto non ci sono grosse controindicazioni, se non il fatto che non ha comunque senso “sbloccare” vertebre che già si muovono. Infatti il paziente, una volta sbloccatosi, avrà un beneficio momentaneo di solito della durata di 20 minuti e poi avrà di nuovo lo stimolo a rifarlo, senza ottenere grossi vantaggi da tale metodica.

E’ consigliato quindi farsi manipolare da un osteopata in maniera specifica.

SMART WORKING COVID-19

Lo smart working è sicuramente un’ottima modalità di approccio al corona virus (covid-19), ma visto il protrarsi della fase 1 ed i relativi rallentamenti della fase 2 molte persone stanno continuando a lavorare da casa, magari utilizzando postazioni non proprio ergonomiche. Bisogna inoltre considerare la ridotta attività fisica: uno studio del 2020 indica come vi sia una maggior degenerazione discale a livello lombare e toracico nei soggetti che praticano meno di 1 ora di attività alla settimana.

Quindi cosa si può fare?

-Si possono sicuramente utilizzare alcuni accorgimenti per migliorare la postazione di lavoro e diminuire i sovraccarichi vertebrali che portano poi a dolori cervicali, dorsali o lombari con riduzione di eventuali sintomi associati quali mal di testa, giramenti di testa e irradiazione (dolore, formicolio, riduzione della sensibilità…) agli arti superiori e/o inferiori.

Precauzioni da adottare:

  • Posizionare il pc (se portatile) su una scrivania e non appoggiarlo sulle ginocchia
  • Posizionare lo schermo ad un’altezza appropriata che permetta di non inclinare il capo verso il basso
  • Aumentare la grandezza del monitor (se se ne ha la possibilità) permette di alleviare la tensione cervicale evitando di portare il capo in avanti
  • Utilizzare una tastiera ed un mouse separati dal portatile per mantenere in posizione neutra il polso ed in generale gli arti superiori
  • Posizionare la sedia ad un’altezza appropriata in modo tale da avere le anche e le ginocchia flesse a 90 gradi
  • Effettuare delle soste e praticare dei semplici esercizi di stretching, mobilizzazione, rinforzo come quelli indicati in questo sito nella sezione esercizi

-Si deve riprendere l’attività fisica

E’ consigliato prenotare una visita dall’osteopata per effettuare delle manipolazioni mirate sia a livello vertebrale che muscolare in modo tale da “sbloccare” la colonna. Il trattamento comprende anche un’integrazione con tecniche viscerali e fasciali, essendo il corpo un’unica entità non composta solamente da muscoli ed ossa.

 

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DISCOPATIA – DEGENERAZIONE DISCALE ED OSTEOPATIA

Con il termine discopatia si indica una sofferenza del disco intervertebrale, il quale ha lo scopo di fungere da ammortizzatore tra una vertebra e l’altra.

Il disco è composto da due parti:

  • una parte esterna rigida composta da anelli concentrici denominata anello fibroso
  • una parte centrale simile ad un gel composta in gran parte da acqua definita nucleo polposo.

 

Quando il disco viene messo sotto stress sia per cause posturali piuttosto che traumatiche può andare incontro a lesioni ed è in questo caso che si inizia a parlare di degenerazione discale.

Esistono vari stadi di degenerazione:

  • Derangement (il disco fa fatica ad adattarsi ai movimenti)
  • Bulging (il disco comincia a prolassare)
  • Protrusione (il disco appare più schiacciato rispetto agli altri e le fibre dell’anello fibroso si sfiancano)
  • Ernia (si ha una rottura delle fibre dell’anulus fibroso ed il nucleo polposo fuoriesce; possono esserci a loro volta varie tipologie di ernia, di cui quella espulsa risulta essere la più problematica e seria)

 

 

L’osteopata può effettuare delle tecniche di rieducazione del disco in modo tale da farlo scorrere meglio durante i movimenti vertebrali, ma può anche consigliare degli esercizi mirati. Qualora però si fosse in una condizione importante con un interessamento degli arti inferiori o superiori allora è sempre meglio fare in primis una visita dal neurochirurgo.

Oltre ad un lavoro sintomatico sulla zona del dolore l’osteopata andrà a svolgere delle tecniche di riequilibrio posturale per far si che lo stress a livello del disco diminuisca, con lo scopo di ridurre anche l’infiammazione locale.

I MIGLIORAMENTI OTTENUTI DURANTE UNA SESSIONE DI OSTEOPATIA: PER SAPERNE DI PIU’

Miglioramenti funzionali e sintomatologici all’interno della singola sessione terapeutica o tra due sedute terapeutiche possono essere considerati elementi prognostici affidabili nel medio e lungo termine in problematiche muscolo-scheletriche?

 

 

Normalmente tali cambiamenti vengono ritenuti dei validi elementi prognostici dall’operatore. Lo studio in questione ha esaminato 13 studi pregressi con i seguenti risultati:

– Il valore prognostico sembra essere inconcludente

– Non ci sono evidenze sul fatto che una variazione del dolore all’interno della stessa sessione sia un fattore prognostico positivo

– Vi sono prove limitate che miglioramenti nell’indice di disabilità tra le sessioni terapeutiche siano un fattore prognostico positivo

Non vi sono quindi elementi a supporto che cambiamenti a livello di intensità-localizzazione del dolore e della funzionalità siano un fattore prognostico positivo nel medio e lungo termine.

 

Saranno necessari ulteriori studi per ottenere dei risultati affidabili.

John Martin Littlejohn osteopatia europea

Il 15-02-1865 nasceva a Glasgow John Martin Littlejohn, il padre fondatore dell’osteopatia europea discepolo di Andrew Taylor Still.

Ha fondato nel 1917 a Londra la British School of Osteopathy (BSO).

E’ il padre del “Trattamento Osteopatico Generale” (G.O.T.) e dell’approccio massimalista.

E’ deceduto nel 1947 a Londra.

Prenota un appuntamento presso lo studio di Via Rovereto 14 a Milano (Osteopata Milano) o presso lo studio di Via Trento 15 a Segrate (Osteopata Segrate).

PERIARTITE SCAPOLO-OMERALE E OSTEOPATIA

Con il termine “periartrite scapolo-omerale” si intende un processo infiammatorio o degenerativo assai comune che può interessare i tendini, i legamenti, le borse dell’articolazione della spalla.

 

 

Tale termine viene utilizzato in maniera generica per indicare un dolore alla spalla.

La periartrite può sorgere spontaneamente oppure in seguito ad un trauma; saranno poi un consulto specialistico ed eventuali esami diagnostici (ecografia, radiografia, risonanza magnetica) a permettere di effettuare una diagnosi precisa.

Normalmente si riscontrano le seguenti patologie:

-tendinite del muscolo sovraspinato

-tendinite del muscolo sottoscapolare

-tendinite dei muscoli che vanno a formare la cuffia dei rotatori

-tendinite del CLB (capo lungo del bicipite)

-borsite sottodeltoidea

-capsulite adesiva (spalla congelata)

 

Questo porta ad una difficoltà di movimento dell’arto superiore, con dolore variabile nella parte anteriore, laterale ed eventualmente posteriore della spalla, a seconda della struttura colpita (spesso vengono colpite più strutture contemporaneamente creando un quadro clinico molto eterogeneo).

Ultimamente i medici, oltre alla somministrazione di farmaci appropriati, suggeriscono di rivolgersi ad un osteopata.

Perché rivolgersi ad un osteopata?

In primis l’osteopata cercherà di ripristinare la corretta biomeccanica della spalla e quindi il corretto movimento, in modo tale da ridurre al minimo il sovraccarico di determinate strutture quali ad esempio i tendini. Bisogna tener presente che la spalla in sé è costituita da 5 articolazioni ed è fondamentale che ognuna di esse lavori al meglio per far si che il movimento si svolga in maniera fluida.

Oltre ad un discorso prettamente meccanico locale, è possibile che la spalla soffra per altre cause oltre a quelle sopra elencate, ad esempio:

-la periartrite della spalla destra può essere correlata a disturbi epatici. Una mobilizzazione o drenaggio del fegato può risultare efficace per aumentare la mobilità della spalla stessa e ridurre la sintomatologia.

-la periartrite della spalla sinistra può essere correlata a disturbi della cistifellea. Una mobilizzazione o drenaggio del cistifellea può risultare efficace per aumentare la mobilità della spalla stessa e ridurre la sintomatologia.

-disfunzioni delle spalle possono essere direttamente collegate alla funzionalità del muscolo diaframma (muscolo più importante della respirazione), essendo queste due strutture collegate da un punto di vista neurologico (radice di C4).

– sull’omero, facente parte del complesso spalla, si inserisce il muscolo gran dorsale che origina dal sacro; è quindi possibile che una disfunzione sacrale (o del bacino) possa ripercuotersi sulla mobilità della spalla stessa.

-le articolazioni del tratto cervicale basso (C5-C6-C7) possono creare dolore irradiato nella zona del trapezio, spesso dopo un trauma quale un colpo di frusta.

In questi casi l’osteopata cercherà di risolvere la causa primaria per permettere alla spalla di avere un range di mobilità completo.

Nei casi più gravi, magari con rotture dei tendini, è consigliato l’intervento chirurgico (sarà comunque l’ortopedico ad optare o meno per la soluzione chirurgica) e l’osteopata può essere utile nel decorso pre e post-operatorio.

Osteopatia ed allattamento al seno: come trattare una sindrome da stretto toracico.

Il latte materno risulta essere il miglior alimento per il neonato, in quanto la sua composizione è migliore riguardo al latte vaccino, anche per la presenza di anticorpi che la mamma passa al bimbo.

Allattare al seno però, può portare a qualche disturbo alla mamma, come ad esempio formicolio alle mani e/o dolore a livello delle spalle e delle clavicole.

Spesso il formicolio viene ricondotto al tunnel carpale, un incarceramento del nervo mediano al polso; tale problematica porterebbe ad avere formicolio alle prime 3 dita nella parte palmare.

In realtà, in fase di allattamento, la maggior parte delle volte viene riferito un formicolio generalizzato alla mano e la causa può essere una sindrome da stretto toracico superiore.

Tale sindrome riguarda una compressione del fascicolo vascolo-nervoso a livello della muscolatura scalenica, del piccolo pettorale, dello spazio tra prima costa e clavicola ed eventualmente dalla presenza di una costa accessoria cervicale o megapofisi trasversa.

Oltre ad una sintomatologia alla mano, può essere presente una sensazione generale di intorpidimento e di formicolio all’intero arto superiore.

I sintomi possono presentarsi soprattutto durante la notte oppure dopo una posizione seduta prolungata.

Essendo un quadro clinico molto soggettivo, l’osteopata dovrà cercare di riprodurre la sintomatologia con una serie di tests, di cui il principale è il Test di Adson per la muscolatura scalenica.

Il trattamento sarà incentrato su una decompressione della zona con tecniche di inibizione e/o ad energia muscolare dei muscoli prima citati, oltre ad una normalizzazione di eventuali disfunzioni (malposizionamenti) delle vertebre cervicali C4-C5-C6, della prima costa e della clavicola. Il quadro verrà poi integrato con eventuali tecniche a livello del passaggio cervico-dorsale (C7-D1), scapola, sterno e dorsale alta.

 

Pubalgia ed osteopatia

La pubalgia è una condizione infiammatoria a carico della sinfisi pubica e delle zone circostanti quali inguine, parte interna delle cosce e parte bassa del ventre. E’ causata da ripetute sollecitazioni traumatiche con conseguente microtrauma da trazione.

osteopata pubalgia

E’ stata descritta per la prima volta da Beer nel 1924 e ad oggi è riconosciuta come una delle più croniche e debilitanti sindromi che colpiscono gli atleti.

Osteopata stadi pubalgia

La  maggior parte degli atleti colpiti praticano sport come il calcio ed ingenerale la percentuale di sportivi (osteopatia per sportivi) affetta da tale patologia è compresa tra lo 0,5% e il 7%.

La sinfisi pubica è un’articolazione fibrocartilaginea; i muscoli addominali (retto addominale e muscoli obliqui esterni ed interni) si attaccano sia nella parte superiore dell’articolazione sia del legamento inguinale, mentre i muscoli adduttori (pettineo, adduttore lungo, grande…) nella parte inferiore del pube.

Pertanto disfunzioni a carico della sinfisi pubica possono influenzarne la mobilità articolare ed andare a creare un sovraccarico della muscolatura prima citata. Il bacino è composto oltrechè dalla sinfisi pubica, anche dalle due articolazioni sacro ilache che tramite un effetto “molla” possono creare disfunzioni a livello della sinfisi stessa.

Inoltre il bacino in generale viene visto come un’unica unità funzionale insieme alle anche ed alla lombare.

E’ grazie ad un esame obiettivo approfondito che l’osteopata cerca di trovare le varie disfunzioni articolari alla base di tale patologia.

Ma tale patologia è dovuta soprattutto ad un non corretto bilanciamento tra i muscoli addominali ed adduttori e tale ipotesi è stata proposta come fattore eziologico della pubalgia. La perdita di equilibrio di tali forze predispone l’atleta ad una infiammazione del periostio causata da microtraumi ripetuti.

E’ così che passare il pallone, fare un cambiamento di direzione, fare un tackle diventa doloroso.

Che cosa può fare osteopata quando ha di fronte uno sportivo con pubalgia?

In letteratura viene proposto un approccio conservativo multidisciplinare in cui è presente anche una parte di terapia manuale; quindi l’osteopatia risulta essere molto utile in un contesto integrato di trattamento.

Probabilmente la parte di maggior lavoro, una volta ridotte le disfunzioni a carico del bacino / arti inferiori / colonna vertebrale da parte dell’osteopata, è quella di effettuare esercizi mirati di rinforzo muscolari dei gruppi prima elencati per poter permettere un corretto svolgimento del gesto tecnico senza creare sovraccarichi.

La durata della sintomatologia può durare diverse settimane e/o mesi.

Diagnosi differenziale della pubalgia

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Prenota una prima visita osteopatica presso gli studi di Milano in Via Rovereto 14 (osteopata milano) e Segrate in Via Cesare Battisti 31 (osteopata segrate).